Missione compiuta per Matteo Amigoni, al traguardo del suo primo Ironman, completando la prima edizione della gara di Vitoria-Gasteiz, in Spagna. Matteo completa la prova in 10:24.51, classificandosi 337° in ambito maschile su un totale di 1457 atleti che hanno completato la gara, 46° su 173 di categoria tra gli M30. «Considerato che era una prima edizione l’organizzazione era impeccabile davvero. Piccola premessa: si trattava della mia seconda esperienza nel triathlon dopo la gara di Candia e mi sono trovato mio malgrado ad affrontarla da solo a causa delle defezioni di alcuni amici e della mia compagna, che lavorando nel campo dei matrimoni era ovviamente impegnata. Nonostante questo mi sono goduto ogni istante della preparazione zone cambio, del pre-gara e chiaramente della gara» racconta Matteo.
Per lui prima frazione a nuoto di 3,8 chilometri completata in 1:11.13, seconda in bici di 180 km in 5:15.53 e infine la maratona podistica in 3:47.32. «Non sono mancati gli imprevisti. - Prosegue Amigoni - Durante il viaggio in aereo si sono stortati i dischi freno, venerdì li faccio sistemare al bike service e penso sia tutto risolto, invece sabato mentre porto la bici in T1 scoppia la camera d’aria anteriore. Di nuovo bike service che mi sostituisce il tape interno al cerchio che, danneggiato, creava questo problema. Infine durante la frazione di nuoto si è danneggiato il Garmin e non avendo il computer sulla bici ho fatto tutta la frazione bici e tutta la frazione run al "buio"». Imprevisti a parte, Matteo con grande forza di volontà porta termine il suo primo Ironman.

«La frazione di nuoto era il mio tallone d’Achille quindi mi sono messo con la rolling start da 1h e 10’ sperando di essere stimolato dagli avversari. Neanche a farlo apposta esco in 1h e 11’! Salito in bici e preso atto del problema al Garmin devo affidarmi alle sensazioni, gli anni di canottaggio mi hanno abituato a conoscere il mio corpo, quindi comincio a spingere sapendo di dover recuperare quanto perso nel nuoto. Sento di stare bene e anche senza orologio e riferimenti capisco subito di aver fatto probabilmente la miglior prestazione nelle mie possibilità. Si arriva quindi alla corsa, qui la mancanza di un riferimento cronometrico mi da più fastidio, so solo che 42 km sono lunghi e non voglio camminare se non durante i rifornimenti. Parto piano e capisco che il mio passo è quello. Al 22° km ho una crisi di nervi e rallento, sento che posso continuare a spingere, ma se poi scoppio? E se non finisco la gara? Non camminerò mai 20km! Arrivo mesto mesto al 30° km, il tifo dei miei nipoti, mia sorella e suo marito e dei miei genitori è una benzina e comincio una progressione che mi porterà al traguardo».
Infine la gioa più grande, raggiungendo il traguardo tanto atteso: «Taglio l’arrivo con una lucidità impensabile e probabilmente ancora un po´ di energia che avrei potuto dare, ma non avrebbe cambiato più di una manciata di minuti e non vale la pena rovinarsi la soddisfazione. Era il mio primo Ironman e probabilmente avrei dovuto accontentarmi di terminarlo, la verità è che ambivo a stare sotto le 11h e con le 10h e 24’ finali posso dire di aver raggiunto l’obiettivo. Chiudo con dei ringraziamenti sentiti: purtroppo lavorando molto lontano non ho occasioni di vivere la 3Life come vorrei, ma ricevere i messaggi prima della gara da molti compagni è stato un onore e un piacere, senza considerare che uno dei primi a scrivere, prima e dopo la gara, è stato il presidente Walter Milani e per i "vecchi" uomini di sport come me è un gesto molto sentito».